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Pozycja Chrystologiczna i teologiczna interpretacja 1Kor 15,24-28Posadzy, Andrzej (Wydział Teologiczny Uniwersytetu Szczecińskiego, 2005)L’oggetto del articolo è stato il testo paolino di 1Cor 15,24-28 che si presenta come una concentrazione di difficoltà di tutti i generi sia stilistiche che testuali. Il problema riguarda sopratutto la questione del soggetto del verbo ὑποτάσω. Dal punto di vista metodologico è possibile che il soggetto dell’agire sia Cristo che Dio Padre. Davanti a questa situazione gli esegeti si dividono in due. Per alcuni è ovvio che il soggetto di questi versetti è Cristo, perché questo risulta dall’analisi contenutistica del brano. Per gli altri invece il soggetto del verbo è Dio. Il suo punto d’appoggio sono le citazioni veterotestamentarie, i parallelismi con gli altri testi paolini e soprattutto la costruzione del brano. Secondo il nostro modo di vedere l’interpretazione teologica, dove il soggetto del verbo ὑποτάσω sia Dio Padre, è più convincente e probabile. Sia la struttura sia il linguaggio adoperato da Paolo in questo brano sono abbastanza convincenti per la scelta della seconda probabilità. Comunque abbiamo anche lasciato qualcosa in sospeso, indicando nei certi punti del brano l’ambiguità del soggetto. Se Paolo non ha voluto di esprimersi in un modo più chiaro, dobbiamo rispettare questo fatto. Anzi, secondo il nostro modo di vedere, egli voleva nel testo rilevare l’unità tra Padre e Figlio. Nessuno di esse agisce separatamente, perché è sempre l’agire di Dio.Pozycja Duch wolności i wierność prawu Chrystusa według Gal 6,1-10Posadzy, Andrzej (Arcybiskupie Wyższe Seminarium Duchowne w Szczecinie, 2003)Sicuramente la Lettera ai Galati è uno dei testi più commentati, non solo del Nuovo Testamento, ma dell’intera Bibbia. Scritta in occasione d’un pericolo incombente su quella comunità, si distingue per concretezza, vivacità e immediatezza. Poche altre infatti rivelano così bene la personalità del loro autore. Vi sono insieme tutti gli elementi essenziali dell’insegnamento paolino. Dopo diventati cristiani i Galati, per un certo tempo sono rimasti fedeli alla dottrina di Paolo. Ma nuove dottrine, propagate senza dubbio da Giudei convertiti giunti da Gerusalemme, si erano diffuse tra loro. Secondo questi predicatori, ai quali si dà il nome di giudaizzanti, la salvezza dipendeva sopratutto dalla pratica della legge mosaica, e in primo luogo dalla circoncisione (cfr. Gal 6,12), perché soltanto essa avrebbe permesso di beneficiare delle promesse fatte da Dio ad Abramo, promesse attuate nelle persona di Gesù Cristo. Questa dottrina significava che il cristianesimo, il quale era cominciato come un movimento in seno del giudaismo, sarebbe rimasto sempre nell’ambito del giudaismo. Se si fosse lasciata trionfare l’idea dei giudaizzanti, il cristianesimo sarebbe rimasto una setta del giudaismo. San Paolo ritenne che questa dottrina era una distorsione del vangelo ed egli rispose, con la lettera, nella quale rimprovera i suoi convertiti per la loro incostanza, condanna i falsi dottori, e dà una giustificazione teologica della sua posizione - o piuttosto della vangelo ch’egli ricevette da Cristo - secondo il quale i gentili convertiti dovevano rimanere gentili e non si doveva permettere loro di sottomettersi alla circoncisione o di adottare il modo di vita dei giudei. Nella parte conclusiva (Gal 6,1-10) San Paolo espone la sua dottrina secondo la quale il cristiano non deve fare il suo interesse personale, ma quello del prossimo; può giudicare se stesso, ma non il suo prossimo; può gloriarsi della propria superiorità rispetto a quel che era una volta, ma non sopra quella del suo prossimo. Egli non deve assecondare gli allettamenti della propria carne, bensì vivere nella forza dello Spirito. Adesso è il tempo di seminare, il tempo della messe verrà più tardi. Se spargerà generosamente i suoi beni nel tempo presente, ne raccoglierà la messe nella vita eterna. Se impiegherà la ricchezza per la propria carne, raccoglierà rovine.Pozycja „Ja przez Prawo umarłem dla Prawa” (Ga 2,19a). Śmierć „dla prawa” jako element nawrócenia/ powołania Pawła ApostołaPosadzy, Andrzej (Wydawnictwo Naukowe Uniwersytetu Szczecińskiego, 2019)List do Galatów od wielu wieków stanowi przedmiot żywego zainteresowania teologów i biblistów. Na tle ogólnej problematyki Listu interesującą jawi się kwestia podjęta w niniejszym opracowaniu, czy w tekście tym można znaleźć jakieś osobiste refleksje autora i czy Paweł, pisząc go, nie zawarł w nim elementów autobiograficznych. Czytając zawarte w Liście do Galatów wyznanie Pawła: „ja przez Prawo umarłem dla Prawa”, zasadne wydaje się pytanie, czy Apostoł wspomina tutaj wydarzenia spod Damaszku, czy jest to raczej rodzaj noty biograficznej, osobistego wyznania Pawła, w którym odcina się jednoznacznie od swojej faryzejskiej przeszłości. W dalszej kolejności można zapytać: jakie „Prawo” ma Apostoł na myśli i co znaczy dla niego „umrzeć dla Prawa”? Z analizy fragmentu wynika, że Prawo jest dla Pawła przede wszystkim legalizmem, a życie według Prawa nie ma nic wspólnego z życiem dla Boga i koncepcją powszechności zbawienia. Można stwierdzić, że umieranie dla Prawa jest tak naprawdę nawróceniem. Dlatego studiowany fragment może być śmiało nazwany notą autobiograficzną. Takiemu nawróceniu uległ Paweł, takie również powinno dokonać się w sercach wszystkich chrześcijan.Pozycja Modlitewny lament Hioba in articulum mortis (Hi 30,20-23)Posadzy, Andrzej (Wydział Teologiczny Uniwersytetu Szczecińskiego, 2004)Il lettore attento dell’Antico Testamento si confronta quasi immediatamente con un fenomeno che non può sfuggirgli e che quanto meno lo stupirà: nella Bibbia ebraica, con l’eccezione del Salterio, è molto rara la preghiera come espressione di devozione privata. Forse per spiegare questa realtà basta dire che tutta la vita dell’Ebreo, privata o pubblica, è un’incontro con Dio. L’uomo ebraico antico è molto realista e piuttosto estroverso, sembra aver poco tempo per la vita interiore e per la pietà ad essa connessa. Contrariamente agli altri il libro di Giobbe si potrebbe definire tutto una preghiera. Dentro di esso si ne troviamo diverse: la preghiera serena e pura, preghiera drammatica, gli inni di lode, la preghiera diretta a Dio. Una delle più belle incontriamo nel capitolo trentesimo del Libro (30-20-23). È una preghiera in articulo mortis dell’ora della verità su Dio e su l’uomo: è una preghiera di «agonia», di lotta che si conclude nella pace silenziosa e adorante dell’uomo. Giobbe descrive la sua situazione presente in cui lui è umiliato e deriso, osteggiato e abbandonato da tutti, pieno di sofferenze e angosce spirituali e corporali ma il responsabile di tutto questo soffrire è Dio, chi è diventato un nemico crudele. Dopo che il lamento e la supplica di Giobbe diventano accusa, ma non mai bestemmia. Giobbe non trova facile rifugio, ma non sa staccarsi dal suo Dio. Vede invece che la sua preghiera è inutile: Dio tace e sembra assente. Anzi sembra scagliare il mondo stesso coi suoi elementi sconvolti (il vento e la bufera) contro un povero uomo. Il problema è del dolore vissuto dentro la fede in Dio anche questo è primo motivo di parlare con Dio nel lamento. Giobbe, nei vv. 20-23, rimane solo nella scena per ricordare il tempo passato felice, poi si lamenta della sventura ora presente in netto contrasto con il passato. Giobbe sente il dolore fisico nella carne e ossa e nelle viscere, la pena oscura dell’anima, l’angoscia della morte e sopratutto l’ostilità di un Dio divenuto carnefice.Pozycja „Odnowienie wszystkiego” według Dziejów Apostolskich (Dz 3,21a)Posadzy, Andrzej (Wydawnictwo Naukowe Uniwersytetu Szczecińskiego, 2016)W tradycji interpretacyjnej księgi Dziejów Apostolskich termin apokatastasis wywołał wielowiekową polemikę. Dyskusja dotyczy przede wszystkim właściwego zrozumienia tej koncepcji. Wypowiedź Łukasza sugeruje, że Jezus ma pozostać w niebie przez jakiś okres, „aż do czasu, gdy wszystko zostanie odnowione” (Dz 3,21). Wydaje się, że ewangelista głosi w tym miejscu naukę o powszechnym zbawieniu wszystkich bez wyjątku oraz ideę powrotu wszechrzeczy do pierwotnego źródła, do Boga. Przedmiotem artykułu jest próba odnalezienia źródła, z którego Łukasz zaczerpnął ideę apokatastazy. Nie ma wątpliwości, że została ona przez autora zapożyczona. Jako źródło przywołuje się całą spuściznę literatury apokaliptycznej Starego Testamentu, jak również inne pisma literatury żydowskiej. Takie dzieła, jak czwarta Księga Ezdrasza, syryjska Apokalipsa Barucha czy etiopska Księga Henocha, przywołują w swojej treści tematy zbliżone do koncepcji apokatastazy. Wydaje się jednak, że najbliższe znaczeniowo jest ujęcie Starego Testamentu z koncepcją powtórnego przyjścia Eliasza. Dla Łukasza Jezus przybędzie z nieba dla wypełnienia proroctwa i zakończenia całej historii zbawienia.Pozycja Przeciwnicy Pawłowej doktryny o zmartwychwstaniu w gminie korynckiejPosadzy, Andrzej (Wydział Teologiczny Uniwersytetu Szczecińskiego, 2007)La produzione esegetica del Novecento ha offerto numerosi tentativi di descrivere e capire una delle più interessanti problemi sorti nella comunità do Corinto. I problema riguarda i cosiddetti negatori della risurrezione. Paolo nella sua Lettera scrive, che «alcuni» cristiani di Acaia non credono nella risurrezione dei morti (cfr. 1Cor 15,12). Ce ampio consenso nel ritenere, che la negazione della risurrezione è l’effetto dell’errore nel capire le parole dell’Apostolo. Fra le diverse ipotesi di soluzione proposte nel secolo scorso, due, in particolare, hanno trovato numerosi adepti in ambito accademico. Prima partiva dall’ipotesi gnostica, l’altra riguardava la filosofia di Filone e tradizione giudeo-alessandrina. Articolo qui presentato ha dato ampio spazio all’ipotesi gnostica, seguendo anche l’esposizione dell’ipotesi dell’«escatologia realizzata», dal momento che essa presenta numerosi tratti in comune con quella gnostica. Il lavoro si è occupato anche della teoria «filoniana». E stato presentato il problema dei rapporti tra il pensiero paolino e quello filoniano. Specialmente per quanto riguarda il sorprendente parallelismo terminologico con l’antitesi «uomo terreno» — «uomo celeste», introdotto da Paolo in 1Cor 15,45-47.Pozycja Tło religijne i historyczne angelologii i demonologii w listach św. PawłaPosadzy, Andrzej (Wydział Teologiczny Uniwersytetu Szczecińskiego, 2008)The concept of the victory of Christ over evil powers has been regarded as central to Pauline thought. Certainly there remained the problem of the continued activity of these powers, which Christ was supposed to have conquered once and for all on the cross. A major difficulty in the study of the language of the powers in the writing of Paul is that there is no immediately obvious source from which it derives or background into which it fits. The aim of this study is to carry out such a examination those passages in the writing of Paul and evaluate the significance of the powers in Paul’s mind. In the first place, the environment in which Paul worked and wrote is of fundamental importance. In recent study emphasis has been given to the Jewish background of Paul’s thought. Important as this is, it is worth recalling that he lived and worked in the main in Asia Minor, when even the Jews had to a large extent forgotten their past. There is also the matter of chronology. It is rarely noticed how isolated and peculiar a period of history was that in which Paul lived. For the study of the language of the powers in Paul’s writing, therefore, an awareness of the complex religious and social background of the time is vital.Pozycja Uzdrowienie trędowatego (Mk 1,40-45). Symbolika gestu JezusaPosadzy, Andrzej; Szmajdziński, Mariusz (Częstochowskie Wydawnictwo Archidiecezjalne „Regina Poloniae”, 2015)Mark recounts this story of Jesus healing a leper in order to provide an additional example of who Jesus is and the greatness of his power. In Judaism, healing a leper was viewed as being on a different level than other kinds of healing. It was an eschatological healing on the same level as raising the dead, and as a result, paralleled the arrival of the kingdom of God. That Mark assumed that his gentile readers would have announcement of the kingdom’s arrival in 1:15 is quite likely. What is clear is that in recounting this story, Mark once again portrays Jesus as a worker of miracles who does what others cannot do and who thus generates a tremendous response of awe and wonder throughout all of Galilee. Even despite commands of silence, the greatness of Jesus Christ, the Son of God, cannot be hidden. The leper simply cannot help but preach the word concerning Jesus.Pozycja W kierunku lepszego rozumienia Biblii - metoda analizy retorycznejPosadzy, Andrzej (Arcybiskupie Wyższe Seminarium Duchowne w Szczecinie, 2002)Lo studio della Bibbia è come anima della teologia: come tale cerca da sempre di capire i Libri Sacri. Secondo l’ultimo documento della Pontifìcia Commissione Biblica, intitolato L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, l’esegesi deve essere un grande aiuto a chi cerca dentro la Bibbia l’ispirazione per la vita e il suo agire umano. L’esegesi deve raggiungere il senso autentico del testo sacro o i suoi differenti sensi e comunicare questo senso al destinatario della Sacra Scrittura che è, se possibile, ogni persona umana, ritraducendo il pensiero biblico in un linguaggio contemporaneo, sempre fedele però al originale. La gamma metodologica degli studi esegetici è molto ampia. Lungo la storia della Chiesa vengono proposti nuovi metodi e nuovi approcci nell’interpretazione della Bibbia. Essi continuano a suscitare, anche nei nostri giorni, un vivo interesse, provocando vivaci discussioni. E logico, perché la Bibbia stessa presenta varie difficoltà da affrontare. Tra i cosiddetti nuovi metodi di analisi letteraria della Bibbia, Pontificia Commissione Biblica presenta l’analisi retorica. Essa fa parte del campo della linguistica e cerca la strutturazione del testo sacro. La retorica intende di dimostrare ed indicare l’organizzazione o la composizione dei testi. In altre parole, l’analisi retorica cerca di trovare dentro il libro scritto una certa omogeneità strutturale e così, con questo risultato, comprendere il testo. Questo articolo è un tentativo di presentare l’analisi retorica, i suoi vantaggi e anche i suoi limiti. Dal nostro lavoro risulta chiaro che, come metodo, è molto utile, facile da applicare e che i risultati che escono sono affascinanti. Dall’altra parte non possiamo dimenticare i limiti i quali non permettono di applicare il metodo dell’analisi retorica a tutti i testi sacri, in modo particolare ai testi narrativi.Pozycja Widzenie Zmartwychwstałego. Interpretacja 1 Kor 15,3b-8Posadzy, Andrzej (Katolicki Uniwersytet Lubelski Jana Pawła II, 2009)